Il cinema è un’invenzione del futuro
In questo momento ci uniamo al grido di tutti quei fedeli (dello spettacolo) che non possono officiare il proprio culto, e speriamo di poter riaprire il cinema, come in gran parte d’Europa, entro l’estate.
Noi continuiamo a lavorare per ribadire il ruolo centrale del cinema come punto di riferimento sociale e culturale sul territorio…
Meta? Quanto meno, l’impossibile. Meno di questo non serve. Per ripartire non ci serve un cinema qualsiasi, ci serve un cinema consapevole. Con le cicatrici di chi ha affrontato disastri e naufragi.
Dice Tim Burton a proposito dei film: “Io spero sempre di trovare lì delle risposte e delle sicurezze”. Cos’è del resto il cinema se non il luogo della conquista di dimensioni non conosciute, inesplorate, vagheggiate o temute? Una attitudine da turista o da esploratore, che, riempiendo i tratti di cartine geografiche vuote, riduce le ansie e le fobie? Il cinema?
Una “invenzione senza futuro”. Così pare che nel 1895 papà Lumière – pittore, fotografo nonché uomo d’affari – abbia salutato la scoperta dei figli Auguste e Louis. Chissà.
Certo è che di futuro (e di presente, come pure di passato) ce ne ha raccontato tanto. Certo è anche che un cinema ripetitivo, oltre ad essere noioso, non serve a nulla.
Il cinema ci accompagnerà anche nel prossimo futuro. C’è, ancora una volta, da stabilire il modo in cui lo farà. “La nostra vita è un’opera d’arte – che lo sappiamo o no, che ci piaccia o no. Per viverla come esige l’arte della vita dobbiamo – come ogni artista, quale che sia la sua arte – porci delle sfide difficili (almeno nel momento in cui ce le poniamo) da contrastare a distanza ravvicinata; dobbiamo scegliere obiettivi che siano (almeno nel momento in cui li scegliamo) ben oltre la nostra portata, e standard di eccellenza irritanti per il loro modo ostinato di stare (almeno per quanto si è visto fino allora) ben al di là di ciò che abbiamo saputo fare o che avremmo la capacità di fare. Dobbiamo tentare l’impossibile”. (Zygmund Bauman, “L’arte della vita”, 2009).
L’istinto prevale sempre. Il ragionamento arriva sempre dietro. Si può far appaiare le due cose?
Ecco. Anche noi siamo ora al punto di dover cambiare il racconto del nostro tempo. La storia scandisce senza posa il passo. Un cinema che non sia oltraggiosamente strafottente e coraggioso non serve proprio più a nulla.
Le “fasi” si susseguiranno (!) e si dovrà anzitutto non perdere l’umanità ed il coraggio. Si dovrà trovare un linguaggio nuovo e chiaro. Ci vorrà l’arroganza di chi non voglia abdicare alle proprie idee e la cortesia di metterle in circolo con il dovuto amore. Questa la strada per un cinema impossibile e necessario.
FilmTv configura un possibile scenario per la fase 2 del cinema, attraverso le dichiarazioni di produttori, distributori, registi, esercenti e direttori di festival.
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