Paranoid Experience

Follia, demoni interiori, ossessioni, turbamenti

l’universo oscuro di Aronofsky e l’estetica dell’intensità

Velocità. Frammenti. Voci distorte. Particolari. Corpi. Visioni ed occhi. Ancora frammenti. Mani.

Disturbante e disturbato, Requiem for a Dream (2000) è insieme illusione, dimensione ed orrore. Storie di dipendenze, storie di dolore, storie di ricerca, tutte legate dall’ossessione e dalla privazione, dalla conquista del breve piacere materiale al vuoto di una vita incapace di sostenere e far sopravvivere l’uomo. Che siano pasticche, che siano droghe, che sia del cibo o che sia semplice sesso, l’assuefazione è analizzata, sezionata, capita e spiegata. Di certo però non condivisa: l’occhio è critico, nichilista, e la fine, tragica come solo tragicamente poteva essere, è il punto di non ritorno per i personaggi e per lo spettatore.

Aronofsky torna a indagare le pieghe oscure dell’inconscio con Mother! (2017): una coppia comune (interpretata da due attori niente affatto comuni come Jennifer Lawrence e Javier Bardem), la cui serenità viene sconvolta dall’arrivo di uno sconosciuto (Ed Harris) che nel cuore della notte bussa alla porta della loro splendida casa di campagna. Mentre la moglie si mostra preoccupata per la presenza inattesa, il marito, scrittore in piena crisi creativa, non disdegna invece la novità con tutto il corredo di scompiglio che si porta dietro. All’arrivo dell’uomo seguirà, il giorno seguente, quello della consorte sensuale e intrigante (Michelle Pfeiffer) e di due figli in conflitto.

Le certezze per la coppia cominciano a crollare, la presenza di questi invadenti sconosciuti in casa mina il loro rapporto e ne sconvolge le abitudini. La donna (di cui non conosceremo mai il nome) persevera nel suo intento di preservare intatta la casa, la coppia, la famiglia. Pulisce e difende, aiuta, implora il marito di stare al suo fianco. Ma la presenza di estranei sembra al contrario nutrire la vena creativa dell’uomo (di cui non sapremo mai il nome) così come ne appaga la vanità.

Un’indagine psicanalitica che scava all’interno delle dinamiche della coppia, della genitorialità, della contrapposizione tra maschile e femminile ma progressivamente si allarga in direzione di riflessioni più ampie che abbracciano l’atto della creazione, il rapporto dell’artista con il pubblico, fino a toccare il fanatismo e la schizofrenia del nostro presente.

Mother! mostra, fino al caricaturale, questo caos, prova a farcelo vedere, a farlo uscire dalle tenebre dell’ineffabile: a portarci sulle montagne russe.

Estremi e controversi, Requiem for a Dream + Mother!: film manifesto di cosa debba e possa essere il cinema nell’era di Netflix.

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Amelia (TR)

Sala comunale F. Boccarini

P.zza Augusto Vera, 10

Venerdì 2 novembre – ore 21.00

REQUIEM FOR A DREAM

Regia di Darren Aronofsky

Un film con Ellen Burstyn, Christopher McDonald, Jennifer Connelly, Louise Lasser, Keith David

USA, 2000, durata 100 min. – v.o.sott.it.

Le storie parallele di quattro persone di modesta condizione che sognano una vita migliore. Sara Goldfarb è una vedova che aspira a partecipare come concorrente a un quiz televisivo. Suo figlio Harry, con la fidanzata Marion e l’amico Tyrone, cerca di mettersi in affari in proprio aprendo una boutique, ma le cose non sembrano andare per il meglio. Nonostante ciò, i tre non abbandonano le speranze.

Requiem for a dream non è solo un film che tocca le emozioni come pochi altri, ma è anche un capolavoro che segna uno dei vertici più alti del cinema post-moderno”. (http://www.storiadeifilm.it)

Presentato fuori concorso al 53º Festival di Cannes.

È un motivo per alzarmi al mattino. È un motivo per dimagrire, per entrare nel vestito rosso. È un motivo per sorridere, per pensare che il domani sarà bello. Che cos’altro ho, Harry? Sara Goldfarb (Ellen Burstyn)

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Domenica 4 novembre – ore 18.00

MADRE!

Regia di Darren Aronofsky

Con Jennifer Lawrence, Javier Bardem, Michelle Pfeiffer, Ed Harris, Domhnall Gleeson

 USA, 2017, durata 120 min. – v.o.sott.it.

Lei si è trasferita nella grande casa isolata in mezzo ai campi di grano per amore di Lui, e poiché la casa di Lui è stata completamente distrutta da un incendio, lei gliela sta ricostruendo intorno pezzo dopo pezzo, con determinazione e concretezza. Lui, invece, non riesce a superare il blocco che gli impedisce di scrivere e passa le giornate davanti alla pagina bianca. I suoi libri giacciono allineati sui ripiani di casa, ma il Poeta sembra aver perso l’ispirazione, e a nulla servono gli incoraggiamenti amorevoli di Lei. E mentre Lei desidera ardentemente costruire con Lui una famiglia, Lui si concentra ostinatamente sul proprio sterile horror vacui.

Finché nella casa isolata irrompe uno sconosciuto, che porta con sé una serie di invasori sempre più numerosa. E Lei vede gradualmente profanato quello spazio sacro che aveva edificato con totale abnegazione personale.

Madre! è la storia di Madre Natura che si trasforma in energia femminile e di noi che la contaminiamo […], che abbattiamo le sue foreste, che prendiamo tutto da lei, senza dare nulla in cambio. È questo il soggetto del film”. Darren Aronofsky

Tu non ami me, ma il mio modo di amartiLa madre (Jennifer Lawrence)

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NOTE

Ingresso con tessera OV 2018 e sottoscrizione
Graph. Roberta Boccacci

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Sono tempi folli in cui vivere. Mentre la popolazione mondiale sta per sfiorare quota 8 miliardi, ci troviamo di fronte a questioni così serie da sfuggire alla nostra comprensione: gli ecosistemi collassano mentre il fenomeno dell’estinzione ha assunto proporzioni senza precedenti; le crisi migratorie fanno traballare i governi; palesemente schizofrenici, gli Stati Uniti aiutano a negoziare un trattato epocale sulla questione climatica per poi chiamarsi fuori solo alcuni mesi più tardi; annose controversie e credenze tribali continuano a provocare guerre e divisioni; il più grande iceberg mai documentato si stacca dalla calotta dell’Antartico e finisce in mare alla deriva. Allo stesso tempo, ci troviamo di fronte a questioni troppo stupide perché si possano comprendere: in Sudamerica per ben due volte alcuni turisti uccidono i cuccioli spiaggiati di una rara specie di delfino, soffocandoli nella frenesia da selfie; la politica assomiglia sempre più a un evento sportivo; alcuni muoiono ancora di fame, mentre altri possono permettersi di scegliere a un buffet. Come specie il nostro impatto è diventato pericolosamente insostenibile ma continuiamo a vivere in uno stato di negazione delle prospettive che gravano sul pianeta e del posto che occupiamo al suo interno. Una mattina mi sono svegliato da questo brodo primordiale di angoscia e impotenza e ho visto questo film sgorgare come da un sogno delirante. Mentre tutti i miei precedenti film hanno avuto una gestazione di diversi anni, ho scritto la prima bozza di mother! in soli cinque giorni. Nel giro di un anno stavamo già girando le riprese. Oggi, a distanza di due anni, è per me un onore ritornare al Lido di Venezia per l’anteprima mondiale. Immagino che la gente si chiederà perché questo film sia caratterizzato da una visione così pessimistica. Hubert Selby Jr., autore di Requiem for a Dream mi ha insegnato che è possibile vedere la luce solo guardando negli angoli più oscuri di noi stessi. mother! ha inizio come la storia di un matrimonio. Al centro della trama una donna alla quale viene chiesto di dare, dare e ancora dare fino a quando non le resta più nulla. Alla fine la storia non è più in grado di contenere la pressione che sta ribollendo al suo interno. Diventa qualcos’altro che è difficile spiegare e descrivere. Non sono in grado di dire con esattezza dove affondino le radici di questo film. Alcune cose sono state ispirate dai titoli che leggiamo in prima pagina ogni giorno della nostra vita, altre dalle continue, interminabili notifiche che ci arrivano sul cellulare, altre ancora dall’avere vissuto in prima persona l’uragano Sandy abbattutosi su Manhattan, mentre altre sono sgorgate direttamente dal mio cuore e dalle mie emozioni più profonde. Nel complesso, si tratta di una ricetta che non sarò mai in grado di replicare, ma so che questo è un drink che va servito e gustato tutto d’un fiato nel bicchiere giusto. Buttatelo giù! Salute!

Darren Aronofsky