Piccolo è bello

Economia, felicità e nuove prospettive 

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Su un muretto Charlie Brown appoggia i gomiti sulla sua malinconia e chiede a Linus: «Pensi mai al futuro?». «Oh sì, sempre» gli risponde l’amico. «E come pensi che vorresti essere da grande?» «Vergognosamente felice».

Questa non è propriamente una rassegna sulla decrescita felice, concetto spesso abusato dai mezzi di comunicazione: è solo il tentativo di portare al centro dell’analisi temi che hanno una forte rilevanza politica. In un momento di crisi, sospesi tra l’altalena nevrotica dello spread e il rigorismo cieco d’ispirazione merkeliana, con l’ingessatura delle politiche fiscali sancita, addirittura, all’interno delle costituzioni di mezza Europa, urge non solo fare una riflessione, ma .. fare proprio qualcosa!!!

Daniel Kahneman, premio Nobel per l’economia nel 2002 e padre dell’economia della felicità, diceva in un’intervista di qualche tempo fa che, forse, spaventa proprio l’uso della parola felicità, e che sarebbe meglio concentrarsi, al contrario, sulla riduzione delle sofferenze umane. Le sue ricerche, con il metodo della ricostruzione giornaliera, hanno consentito di costruire vere e proprie mappe della felicità umana, e hanno dimostrato che il benessere psico-fisico delle persone è molto di più che il consumo di beni in funzione di un reddito crescente.

Cosa rappresenta allora oggi il concetto di “economia della felicità“?

Amelia (TR)

Sala comunale F. Boccarini – P.zza Augusto Vera, 10

Venerdì 29 maggio ore 21.00

 L’economia della felicità

 Un film di Helena Norberg-Hodge, Steven Gorelick, John Page

 Con Vandana Shiva, Helena Norberg-Hodge, Pracha Hutanuwatr, Jan Barham, Ronald Colman

 Documentario, durata 67 min.

  USA, Francia, Germania, Gran Bretagna, Australia, India, Tailandia, Giappone, Cina, Nicaragua 2011

Intervento di Alessandro Ronca, Presidente PeR (Parco dell’Energia Rinnovabile)

Economia e felicità: in che modo queste due parole possono convivere ancora nella stessa frase? Ce lo spiega Helena Norberg-Hodge attraverso un sorprendente viaggio – documentario nel tempo e nello spazio, che dimostrerà le cause del precario stato di salute del mondo occidentale, inginocchiato alle leggi della globalizzazione.

Il viaggio comincia in Ladakh, nell’Himalaya, dove ogni individuo partecipava contribuendo al benessere della comunità fino all’avvento del mercato capitalista. Prima nessuno in Ladakh conosceva la Coca Cola, ora nessuno può farne a meno.

Tra le interviste ai luminari del mercato globale (Vandana Shiva su tutti) e il parere della gente comune, si fa strada una soluzione per combattere lo stress di una vita continuamente violentata dalle menzogne pubblicitarie dei colossi finanziari, che promuovono le guerre perché fonti di guadagno.

Il film è un manifesto no-global, che rappresenta la possibilità d’intraprendere una strada diversa, basata sul nuovo paradigma della localizzazione e sul benessere della persona, che fa ben sperare in un mondo migliore.

L’economia della felicità ha riscosso un successo mondiale, prendendo parte a più di venti film festival: ha vinto il Best inShow al cinema ambientale a Verde e Arts Festival in Florida e il premio alla regia al Festival di EkoFilm nella Repubblica Ceca.

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Sabato 30 maggio ore 21.00

 Little Land

 Un film di Nikos Dayandas 

 Grecia 2013, Greek/French version, sottotitoli in italiano

 In collaborazione con Viviana Sebastio e Cinema Detour

(Per le traduzioni e i sottotitoli si ringraziano Viviana Sebastio e Giuliano Armenante)

Interviene Viviana Sebastio, traduttrice

Little Land”, Piccola Terra, è Ikaria, una piccola isola greca in mezzo all’Egeo. Da qualche anno, l’isola attrae l’interesse di medici e scienziati, che vogliono scoprire il segreto della longevità dei suoi abitanti. A Ikaria, infatti, si vive a lungo, ma si vive anche felici e, specialmente in questi anni di crisi, la felicità pare essere un fenomeno ancor più raro della longevità. Thodorìs, il protagonista, è un trentacinquenne, che come molti della sua generazione, ha perso il lavoro e forse anche la speranza in un futuro “qualsiasi”.

È greco, ma la sua situazione è simile a quella di tanti suoi omologhi sparsi per l’Europa. Il disagio, il malcontento e la disperazione dilagano nel nostro continente, eppure un altro modo di vivere esiste e si basa su un sistema sociale in cui “solidarietà” αλληλεγγύη (alilenghì) e “scambio” αλλαξιά (alaxià) non sono solo belle parole, ma sono vere strategie di sopravvivenza. Emblema di questo sistema è Ikaria. Thodorìs qui cerca il suo nuovo futuro e scopre che nell’isola “si lavora sodo, ma con lentezza e costanza, ogni giorno. Ci si stanca solo fisicamente, perché la mente è serena”.

Il trentenne scopre che quel dover bastare a sé stessi, in cui noi tutti crediamo, è in realtà un falso mito. Il nostro modello di società ci ha insegnato “a saper fare un solo lavoro e, dunque, a competere l’uno con l’altro, per la sopravvivenza” e ciò intralcia la ricerca della felicità e stride con lo stile di vita Ikariota, che si svela essere “come una danza: una volta che ne hai imparato i passi, sei parte del cerchio”. Il segreto di Ikaria è che lì “non ottieni ciò che vuoi, ma ciò di cui hai realmente bisogno.” Auguriamo a tutti noi, di raggiungere presto o tardi la nostra Ikaria.

Il film di Dayandas ha vinto due premi al Festival di cinema di Salonicco, ed è stato premiato all’ASTRA Film Festival e al CINEECO Film Festival.

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 Domenica 31 maggio ore 20.30

 A qualcuno piace caldo

 Un film di Billy Wilder

 Con Jack Lemmon, Billy Gray, Joan Shawlee, Marilyn Monroe, Tony Curtis

b/n durata 120 min. – USA 1959 – v.o.sott.it.

 Presentazione a cura di Attilio Faroppa Audrino, artista e scrittore

Testimoni involontari del massacro di San Valentino a Chicago, per opera di Al Capone & Co., due suonatori d’orchestra scappano, travestiti da donna, e si aggregano a un’orchestra femminile di jazz diretta a Miami.

Nella commedia senza tempo che ha segnato l’iconicità di Marylin Monroe, in quella che è, forse, la sua miglior interpretazione in assoluto, tra una gag e un travestimento, viene ampiamente rappresentato tutto ciò che c’è di sbagliato nel capitalismo rentier, cioè con i profitti basati non sulla produzione ma sulla rendita da proprietà.

Il film è stato fatto da persone che ricordavano il periodo della depressione a seguito della crisi del 1929, quindi in tutto il suo folle umorismo c’è anche una triste lezione della futilità delle società nate in tempo di boom economico, in cui le fonti di reddito sono il gioco d’azzardo, la speculazione e il sesso occasionale, ma mai il lavoro effettivo per i salari e la produzione.

La brillantezza assoluta del film è possibile solo perché crea questo irreale cosmo intorno alla speculazione, la criminalità e lo stereotipo del ricco senza cervello.

Il film si chiude con una battuta divenuta proverbiale: “Nobody is perfect”. Una pietra miliare della commedia americana.

 PREMIO OSCAR PER MIGLIORI COSTUMI (1959) – 3 GOLDEN GLOBE 1960. MIGLIORE COMMEDIA, MIGLIOR ATTORE IN UNA COMMEDIA (JACK LEMMON) E MIGLIORE ATTRICE IN UNA COMMEDIA (MARILYN MONROE)

Note

Per tutti gli eventi: ingresso con tessera OV 2015 e sottoscrizione

Grafica a cura di Luigia Stefanucci

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